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Di tutte le creature ha dita più infinite -

e invisibili carezze.

Ti volti e già scompare nel flusso di marea,

ma poi zampilla in curva acuta

verso l’alto, sul dorso della rondine

che plana, poi discende

in cerchi  e primavere di ritorni.

 

Su tutti i volti degli uomini distende

un velo trasparente che bisbiglia

lo stesso insegnamento:  non  pena

che non trovi suo riscatto

in dura carestia delle formiche insonni,

o in umiltà dorata delle api

all’ordine  del miele,

o nell’astruso volgersi  al suo dio

dell’ippopotamo  -  il fango.

 

In me, in te, compagni  nello scarto

che è ferita di  illusorio solco

tra zolla e zolla, impasto della terra

fermentata  nel ciclo del letame.

Ne spruzzano verdura i suoi germogli

celebrati in rituali feste  intestinali,

sorgenti oscure rovesciate

infine a riveder le stelle.

 

Non razza né soi-disant divina stirpe

elegge, equivalente partitura

la sua, di note sì diverse ma diffuse

su infiniti tasti ripetutamente.

 

Da acque oscure senza  riflettere

le stelle, risale  Proteo alato,

o quando crede cervo bianco,

sua dimora  il firmamento.

 

Di lì si tuffa in basso,  ammanta

il mondo e penetra  i  suoi anfratti

cupi di terrore, paradisi di marciume

e fogne.

 

La  veste mai macchiata sua eucaristia,

per rimanere  ombra  testimone  sentinella

nell’arco che separa le due porte -  una

congiunge  all’altra senza mai trovare oriente,

forse per questo Angelo perduto -

ormai per noi caduto,  eternamente Vento.

 

 

 

 

 

 

 Cristiana Fischer - 24/01/2013 11:44:00 [ leggi altri commenti di Cristiana Fischer » ]

gli ultimi 6 versi concludono nel vento, nella vanitas dell’ecclesiaste

 Ferdinando Battaglia - 24/01/2013 00:31:00 [ leggi altri commenti di Ferdinando Battaglia » ]

Sì, l’impressione di lettura è di bellezza, molto bella; scrittura luminosa ed intelligente, particolarmente ispirata; poi mi affiod ai commenti dei sapienti - Domenico e Loredana - per capirne qualcosa di più.

Ciao Cristina, complimenti!

 Cristina Bizzarri - 23/01/2013 23:26:00 [ leggi altri commenti di Cristina Bizzarri » ]

Loredana, Domenico: felicissima che vi sia piaciuta la mia poesia laboratoriale. Ho sempre pensato al vento come a una creatura e ho cercato qui di farne una presenza che armonizzi in sé il ciclo della vita, un po’ come il fondente... Pippo, il mio adorato, adesso esclamerebbe "yuk yuk!".
Buonanotte e grazie.


 Domenico Morana - 23/01/2013 22:36:00 [ leggi altri commenti di Domenico Morana » ]

Ecco, A.O. chiuse in un ciclo lirico la terrestrità del sole, la vittoria sul drago, il ritorno della zolla in cosmo e viceversa e, infine, a suon di Graal, l’aprirsi fiore simili a melodie rapprese in mondo. Tu hai una meravigliosa capacità di sintesi, e la lingua è quella delle trombe d’argento. Cristina, in questa poesia sei lo spirito d’armonia che vagheggiava Girolamo Comi.
Ti abbraccio.

 Loredana Savelli - 23/01/2013 21:29:00 [ leggi altri commenti di Loredana Savelli » ]

"equivalente partitura
la sua, di note sì diverse ma diffuse
su infiniti tasti ripetutamente."

Quanta ricerca di armonia in questi versi, dalle stalle alle stelle, nell’impossibile (?) tentativo di ricomporre tutto nel Tutto.
Sei sacerdotessa dell’equilibrio, ti sporchi le mani per poterle offrire candide. Tu, col tuo amico Angelo.

Molto bella!

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